Dopo la fine dell’Impero romano d’Occidente, il territorio europeo fu interessato dagli spostamenti e dalle migrazioni di diverse popolazioni di origine germanica, alcune delle quali transitarono e si stabilirono nella penisola italiana lasciando tracce nella struttura sociale, economica e culturale. Il territorio di Bergamo è stato interessato dalla presenza di Ostrogoti, Alamanni e soprattutto Longobardi.
Gli Ostrogoti, originari della penisola scandinava, dopo secoli di migrazioni nell’Europa centro-orientale e nei territori dell’Impero romano d’Oriente calarono in Italia nel 489 d.C. sotto la guida del re Teodorico. La loro dominazione ebbe termine nel 552, dopo una rovinosa guerra contro i Bizantini.
A Stezzano, località già abitata in epoca romana e in posizione strategica sulla strada Bergamo-Milano, è stata rinvenuta la sepoltura di una donna di stirpe ostrogota con un corredo composto da oggetti da toilette in argento e un paio di orecchini a poliedro in oro. L’unico oggetto superstite del corredo è una fibula a staffa in argento dorato.
Gli Alamanni erano un popolo germanico stanziato dal IV sec. d.C. nei territori della Svizzera settentrionale e della Germania sud-occidentale, che fu sconfitto dai Franchi alla fine del V secolo d.C. In Italia settentrionale erano presenti piccoli gruppi di profughi che, scampati alla disfatta, trovarono rifugio presso i Goti nel cui esercito furono probabilmente arruolati.
Da una sepoltura femminile scoperta, insieme ad altre tombe alamanne, a Fornovo S. Giovanni provengono una fibula a staffa in argento dorato di produzione alamanna, un probabile ago crinale in argento con almandino, usato dalle donne germaniche per fissare il velo, e due vaghi in pasta vitrea policroma. Questi oggetti si datano tra la fine del V e la prima metà del VI secolo d.C.
Anche i Longobardi erano di origine germanica; provenienti dalla Scandinavia, tra il I secolo a.C. e il IV secolo d.C. migrarono verso le regioni del basso Elba e occuparono il territorio dell’antica Pannonia, l’attuale Ungheria. Nel 568 d.C., al comando di Alboino, irruppero in Italia attraversando le Alpi Carniche. Di quegli anni di conquista ci dà notizia Paolo Diacono nella Historia Langobardorum, che narra anche le altre fasi della presenza longobarda nel territorio bergamasco.
La maggioranza delle testimonianze di epoca longobarda esposte nella sezione altomedievale del Museo proviene da località della provincia di Bergamo.
In una sepoltura rinvenuta a Scanzo vi era un oggetto di grande pregio, un umbone di scudo da parata con una decorazione in bronzo dorato a forma di triquetra, un vortice terminante con teste di animali rapaci dal forte valore simbolico: il richiamo infatti è a Odino, o Wotan, il dio più importante del pantheon germanico, re dei guerrieri, sotto la protezione del quale si poneva il guerriero proprietario dello scudo.
In una tomba di Zanica sono venute in luce tre croci auree e una coppia di speroni decorati ad agemina con motivi animalistici della fine del VII secolo d.C. Le croci in sottile lamina d’oro erano lavorate a sbalzo e poi cucite al sudario che avvolgeva il corpo del defunto deposto nella sepoltura.
La necropoli di Castel Rampino, presso Castelli Calepio, composta da sei sepolture probabilmente appartenenti ai membri di un unico nucleo familiare, ha restituito diversi oggetti interessanti, in particolare molte placchette ageminate che decoravano le cinture per sospendere la spada e lo scramasax e una bella placchetta d’argento con terminazione a teste di cavallo.
A Bergamo, in Città Alta, è venuta in luce una vasta area sepolcrale databile tra l’età tardoromana e quella longobarda, tra via Porta Dipinta e via Osmano, nei pressi della chiesa di Sant’Andrea. I ritrovamenti risalgono a due fasi diverse, la prima nel 1874, quando sono state rinvenute 12 sepolture, e la seconda nel 2009, quando ne sono state scavate altre 9. Tra queste ultime spicca la tomba della “Signora di Osmano”, in fossa terragna a camera lignea, con un ricco corredo composto da una croce aurea posta sul volto, una collana in perle vitree verdi e in ambra, un anello in bronzo e lamina aurea con castone inciso, un pettine d’osso e un’ampolla di vetro. Sia per le tipologie tombali, sia per i corredi rinvenuti, i due nuclei di sepolture dovettero appartenere al ceto elitario longobardo.