Fotografare reperti รจ solitamente unโoperazione finalizzata a fissarne la forma, lo stato di conservazione e la situazione oggettiva, senza alcun intento interpretativo o di maggiore definizione, delegato al disegno tecnico, che ne svela anche i segreti piรน โintimiโ.
Le fotografie di Umberto Agnello paiono, invece, oltre lโaspetto puramente visivo degli oggetti, cercare di svelare il segreto di unโantichitร piรน o meno lontana: menti che li hanno concepiti, mani che li hanno prodotti e li hanno usati e lasciati cosรฌ per sempre, per noi.
Accogliere questa mostra, che attraversa varie tematiche, come lโarcheologia, la botanica e lโetnografia, e si snoda su percorsi piรน ampi, il Museo Archeologico, la Sala Perolari del Museo di Scienze Naturali e la Sala Viscontea dellโOrto Botanico, significa ancora una volta lasciare emergere lโaspetto emozionale che lโoggetto antico, sia esso archeologico, botanico o etnografico, puรฒ trasmettere. Per dimostrare una volta di piรน che il Museo non รจ un semplice luogo di conservazione e, nel migliore dei casi, di apprendimento, ma anche il luogo di esperienze piรน complesse, dove si incontrano modi di percepire la realtร tra loro assai diversi, anche se complementari.
Come ogni anno, dunque, lโintento รจ quello di presentare il risultato di una percezione diversa del Museo e del suo contenuto, unโesperienza di lettura artistica di ciรฒ che per i tecnici รจ strumento, documento irripetibile, prezioso testimone di un passato perduto.
Stefania Casini
Gabriele Rinaldi